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Misteri e miracoli del latte materno

Possiamo immaginare qualcosa di più individualizzato del latte materno?

La nostra plasticità (adattabilità di un organismo all’ambiente) dipende da un’inestricabile compenetrazione tra geni e ambienti ed è formidabile. La nutrizione in questo scenario è di straordinaria importanza e così il latte materno, laddove disponibile, nelle prime epoche della vita. È come il software ideale che si confronta con l’hardware per cui è stato pensato. Impronta tutto il resto della vita, mettendo in moto tutta la cascata dei processi metabolici dell’organismo. La cellula epiteliale mammaria è considerata un bioreattore per complesse strutture e attività bioingenieristiche che interagiscono a 360° in tutti processi fisiologici del bambino: microanatomia e funzione, crescita e sviluppo, fisiologia e metabolismo, colonizzazione e maturazione del microbiota, orientamento e consolidamento immunologico, impostazione e organizzazione del cervello. Possiamo immaginare qualcosa di più individualizzato del latte materno? Certamente no: cambia durante l’allattamento (colostro, latte di transizione, latte maturo), durante la giornata (al mattino il latte è più energetico rispetto alla sera) e, infine, durante la poppata (a fine pasto aumentano i grassi che saturano i centri della sazietà). Oggi il futuro della ricerca sul latte materno si gioca sulle 3 M: Metabolomica, Microbiomica e Multipotenti cellule staminali.

La Metabolomica: piccoli metaboliti, grandi idee

Le nuove tecnologie “omiche”, segnatamente la metabolomica, scrutano l’orizzonte e ci aiutano a capire e a carpire nuovi segreti del latte materno a ulteriore riprova della sua unicità assoluta.
La metabolomica è una delle più recenti e più giovani scienze “omiche”. Secondo la definizione del Nicholson è la misura quantitativa della risposta dinamica di un organismo agli stimoli ambientali, sia patologici che fisiologici, o alle modifiche interne ovvero quelle di natura genetica. Ciò significa che fornisce un’istantanea dello stato metabolomico di un individuo in diverse condizioni di salute e in seguito alla dieta o all’assunzione di farmaci.
Per raggiungere questo obiettivo, la variazione dei metaboliti, ovvero i prodotti finali di piccole dimensioni di tutte le reazioni biochimiche che si verificano nel corpo umano, viene misurata in diversi biofluidi come saliva, urina, sangue, feci o sudore, e latte appunto.
I campioni raccolti vengono analizzati attraverso le seguenti tecniche: risonanza magnetica nucleare (NMR), liquido o cromatografia a gas accoppiata con spettrometria di massa (LC/GS-MS). Gli spettri risultanti identificheranno i diversi metaboliti. In seguito verranno applicate analisi statistiche multivariate per verificare la significatività dei risultati ottenuti.
In letteratura ci sono già molti studi (> 17.000 su PubMed) riguardanti l’applicazione della metabolomica in pediatria e il numero è ancora in crescita. Inoltre, nel 2018, 1 dollaro su 18 i investiti in Medicina sarà per la metabolomica.

Microbiomica: batteri buoni nel latte per il neonato

Fino a non molti anni fa si riteneva che il latte materno fosse privo di contaminazione batterica e questo era considerato uno dei vantaggi del latte materno. Oggi sappiamo invece che nel latte è presente una certa quantità di batteri (microbiota): 50 generi, 200 specie. Essi provengono da fonti interne (sono in particolare simili ai batteri dell’intestino materno) ed esterne alla mammella. Si parla di MOM (Milk-Oriented Microbiota). La composizione del microbiota del latte materno è infatti altamente individualizzata e unica per ciascuna madre e può avere importanti implicazioni per la colonizzazione dell’intestino e per la salute a breve e lungo termine del bambino. Quello che sappiamo è che tali importanti implicazioni per la salute umana avvengono a partire dai primi momenti della vita e dell’evoluzione dell’individuo con una relazione a triangolo: l’ospite (il neonato), il latte materno e il MOM.

Multipotenti cellule staminali: una scoperta rivoluzionaria

Infine oggi sappiamo anche che nel latte materno esistono cellule staminali la cui funzione non è ancora del tutto nota, ma non è difficile ipotizzare che possano innescare l’inizio delle risposte immunitarie dell’organismo neonato. In particolare, si pensa che ne sia ricchissimo il colostro. Pare accertato che le staminali del latte materno oltrepassino la barriera intestinale, ma anche quella cerebrale e migrino per localizzarsi nel cervello e in altri organi e apparati, tra cui sicuramente il timo, il pancreas e il fegato. Il latte di alcune madri pretermine, ma soprattutto IUGR, presenta una quantità di staminali superiore anche di venti volte alla media, con verosimile significato compensatorio. Una volta raggiunto il tessuto neonatale di destinazione, sembrano differenziarsi assimilandosi e integrandosi con i tessuti neonatali. Ad esempio, a livello cerebrale, possono differenziarsi in cellule nervose quali neuroni, astrociti, oligodendrociti. Lo ripetiamo: le cellule staminali del latte della mamma si trasformano in tessuto cerebrale!