Storia della medicina

Parassiti intestinali al tempo di Ippocrate

La ricerca

Oggi parliamo di paleoantropologia, ovvero di una scienza che si occupa di esaminare i resti umani di antiche sepolture per capire come si sono sviluppate e propagate le malattie. Ne parliamo oggi perché in questi giorni è stata pubblicata un’interessante ricerca sul Journal of Archaeological Science: Reports. Alcuni archeologi hanno esaminato due dozzine di sepolture antiche nell’isola cicladica di Kea per confrontare la presenza di parassiti intestinali con gli scritti di Ippocrate, il famoso medico greco che visse nel V-IV secolo a.C., e dei suoi seguaci.

Ippocrate aveva ragione?

Alcuni campioni di suolo dell’isola di Kea rinvenuti vicino alla pelvi di 25 scheletri (risalenti a un arco di tempo che va dal Neolitico al Periodo bizantino) sono stati analizzati presso l’Università di Cambridge dal paleontologo Piers Mitchell e dal suo team. Il gruppo di ricerca era particolarmente interessato a rintracciare le prove dell’esistenza di parassiti intestinali nei campioni di suolo, per trovare una conferma concreta alla descrizione di parassiti (che potrebbero essere interpretati come nematodi, segmenti di tenia e ossiuri) contenuta nei testi ippocratici.

Il giallo dei parassiti intestinali continua

Gli studiosi hanno studiato il terreno di 25 sepolture (nove sepolture neolitiche, una dell’età del bronzo, dieci romane e cinque bizantine) trovando uova di parassita in quattro sepolture: in una del neolitico è stata trovata traccia di tricocefalo, mentre in una sepoltura dell’età del bronzo e in due sepolture di epoca romana è stata trovata traccia della presenza di nematodi. I risultati della ricerca confermano l’esistenza e la diffusione di infezioni da elminti nelle epoche passate, ma nell’isola di Kea gli studiosi hanno trovato una traccia archeologica della presenza dei soli nematodi, mentre mancano testimonianze della presenza di tenia e di ossiuri, che sembrano peraltro descritti nei testi ippocratici. I ricercatori avanzano quindi l’ipotesi che l’ambiente secco dell’isola non fosse favorevole allo sviluppo di alcuni parassiti, senza escludere però la possibilità che ulteriori ricerche possano portare a scoprire la presenza anche di quei parassiti che per il momento sembrano assenti a Kea, dato che la presenza della tenia può essere confermata altrove nel Mediterraneo antico.