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Il mito dell’orco: la violenza su donne e bambini

Il mito dell’‌orco: dalla storia alla leggenda

Il mito dell’‌orco rappresenta la violenza contro le donne e i bambini, categorie accomunate da una debolezza sociale che troppo spesso le ha rese vittime di abusi. C’è un personaggio storico che, più di altri, ha incarnato per la sua epoca la figura dell’orco, sopravvivendo nell’immaginario dei secoli seguenti. Si tratta di Gilles de Rais, giustiziato nel 1440 per i crimini di omicidio, magia nera e sodomia.

L’orco e le sue vittime

Già maresciallo di Francia e compagno d’armi di Giovanna d’Arco, Gilles de Rais venne accusato dal vescovo di Nantes e condannato dal tribunale ecclesiastico per infanticidio, per aver “ucciso, macellato, massacrato numerosi bambini innocenti in maniera disumana”. Gli atti del suo processo si sono conservati fino ai nostri giorni, con le testimonianze dei parenti delle vittime, che raccontarono di aver visto dei servitori di Gilles parlare ai bambini poco prima della loro scomparsa. I crimini imputati sono terribili e descritti in dettaglio. Nel giro di circa 8 anni erano scomparsi molti bambini (forse 150) tra Nantes e Poitou, nella zona in cui si trovavano le terre e i castelli di Gilles de Rais. I piccoli scomparsi avevano generalmente un’età compresa tra i 7 e i 12 anni, ed erano per lo più maschi. Tuttavia, i ragazzi scomparsi e reclamati dai loro genitori durante il processo costituivano solo una piccola parte delle vittime di Gilles de Rais. Queste si ritengono ancora più numerose, probabilmente reclutate tra i molti bambini abbandonati che nel Medioevo vagavano sulle strade, ridotti a trovare da soli il necessario per sopravvivere e portati a ritenere una fortuna l’apparente generosità di un castellano.

Processare un orco non è facile, soprattutto se è potente

Durante quegli 8 anni di sparizioni, comunque, i genitori dei bambini scomparsi non avevano mai manifestato apertamente i loro sospetti, a causa della distanza sociale tra loro e de Rais, troppo grande perché potessero sperare che la giustizia prendesse in considerazione le loro denunce. E dunque, che cosa avviene di nuovo dopo quel lungo tempo di abusi, e di tanto grave da muovere l’autorità ecclesiastica del luogo a intentare un processo a un nobile di rango così elevato? Il sospetto è che Gilles de Rais sia stato condannato da chi poteva trarre profitto dalla sua morte. Non che fosse innocente, ma dai suoi pari non gli furono perdonati l’eccessiva potenza, la ricchezza e lo spirito ribelle nei confronti del re e della Chiesa. I suoi crimini furono probabilmente esagerati ad arte e le confessioni furono estorte con la tortura, per ottenere una condanna esemplare e al di sopra di ogni possibile dubbio, che togliesse di mezzo uno scomodo feudatario. Resta da chiedersi che cosa sarebbe successo se de Rais non fosse stato un ribelle nei confronti dell’ordine costituito, forse i suoi crimini sarebbero stati opportunamente coperti e ignorati.

Colpevole o innocente?

Questo personaggio controverso, collocato da Oscar Wildenella più infima melma delle Malebolge” (De Profundis), è stato visto da altri scrittori come una vittima del suo tempo e ha ispirato spesso narratori e registi fino ai nostri giorni. Ad esempio Gilles e Jeanne, un romanzo pubblicato nel 1983 dallo scrittore francese Michel Tournier, narra la vicenda di Gilles de Rais e i suoi rapporti con Giovanna d’Arco; il personaggio di Gilles de Rais compare anche nel film Giovanna d’Arco di Luc Besson del 1999, interpretato dall’attore francese Vincent Cassel. Per l’opinione della sua epoca, comunque, Gilles de Rais era senza alcun dubbio colpevole.

L’orco delle fiabe riflette la realtà

La storia di Gilles de Rais diede origine alla leggenda di Barbablù, che fu ripresa da Charles Perrault in uno dei suoi racconti. Con una trasformazione, però: l’uccisore di bambini diventa assassino di mogli. Ma si sa, l’orco infierisce sui deboli, e in questo le donne sono accomunate ai bambini, sui quali l’orco torna a infierire nella fiaba altrettanto famosa di Pollicino. Ad ogni modo, grazie al grande successo e alla diffusione delle fiabe di Perrault, dalla fine del ‘600 la parola “orco” acquista comunemente il senso di “divoratore di bambini”.